Il fiume è la Moscova
scesi nel sottopasso
attraversiamo il ponte
è notte, metà marzo,
arrivati a metà fiume
il ponte si apre, si eleva,
come fuori dal sogno
i ponti sulla Neva
noi due ci guardiamo
ci teniamo stretti
non io a te tu a me
ma al suo parapetto
che si alza piano nell’aria
ci allontana dall’acqua
ciò che conoscevamo
si fa sempre più obliquo –
la congrega dei campanili
statue agli eroi sbagliati
code al supermercato
code per gli ospedali
e obliquo rimane lo sguardo:
da qui l’abbraccia tutto
ma non sa cosa promettere
se torneremo indietro –
appesi senza toccarci
siamo stretti al metallo
(come fuori dal sogno
il mio collo e la tua spalla)
senza sapere quando
culmina, si ferma, ritorna,
se terremo duro, e perché,
come fuori dal sogno.
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