14 set 2020

Babel atlantica diario di bordo

la netta impressione che i giorni in cui la costa si avvicina, dopo un lungo viaggio, siano quelli in cui il diario di bordo è più pedante, tante sono le piccole cose di grande importanza che occupano la mente dell'equipaggio, per evitare di sfracellarsi quando il fondale si fa meno profondo, le correnti più insidiose e la ciurma impaziente.

La nostra fortuna è che la ciurma di Babel si mostra estremamente paziente e i dettagli, giganti o minuti, vengono trattati con la massima cura, ma risulta quasi incredibile pensare che è da mesi e mesi che ci occupiamo di tanti dettagli, minimi o giganti, e che ne rimangono tanti da affrontare adesso: quelli di stagione, di questa stagione eccezionale, come Parigi che entra nella lista nera oggi e ci fa rinunciare a un altro autore (in una conversazione delicata, articolata e polifonica, e multilingue: circumnavighiamo il problema con una conversazione video da registrare domani) o le trattative con gli esercenti del luogo per garantire distanze accettabili nei ristoranti; e quelle ritornati, degli allestimenti, ogni anno rinnovati, dei tecnici, dei vari scenari meteorologici - l'aggiornamento spasmodico della pagina meteo -, delle richieste dell'ultimo minuto, delle trovate dell'ultima ora... (il capitano è scostante). 

Fronte del porto; quais des brumes; shadows and fog; quindi - si legge a margine del diario di bordo - uscimmo a veder le stelle - ma scritto con tratto tremante quasi illeggibile agli occhi altrui: è arrivato il momento in cui è prematuro avvicinarsi all'argano: la visione recuperata qualche giorno fa era fondamentale, ora va solo scrutato il fondale, il vento e la corrente. Dietro di me pascola un capriolo o una cerva (è lecito che il lupo di mare non li distingua, lui legge i venti questo zeffiro del cazzo, ascolta i marosi conta i giorni). 







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